Con
il “Decreto liberalizzazioni” (in G.U. 24 gennaio 2012, n. 19, Suppl. Ord. n.
18) si cerca di dare un forte impulso all’economia stagnante con una serie di
norme che toccano quasi tutti i settori economici, ma il cui reale impatto e,
soprattutto, efficacia potrà misurarsi solo nei prossimi mesi. Nel nuovo
decreto, però , non ci sono solo misure volte alle tanto attese
liberalizzazioni, ma anche tante disposizioni che oltre ad introdurre strumenti
di sviluppo economico (si pensi alla nuova S.r.l. con capitale di un euro per i
giovani) vanno a ‘‘correggere’’ alcune distorsioni esistenti nell’attuale
sistema legislativo sia per le imprese che per i lavoratori autonomi e i
privati cittadini, e non solo a livello amministrativo, ma anche fiscale. Tra
le novità si segnalano:
- l’abolizione di qualsiasi norma contraria al libero esercizio
dell’attività d’impresa (quindi, di tutte le norme che prevedono
autorizzazioni, limiti, nulla osta ecc);
- l’istituzione del
Tribunale per le imprese che si
occuperà , tra le altre cose, delle controversie societarie;
- la possibilità ,
per gli under 35, di costituire
S.r.l. con capitale minimo
(addirittura, anche di un euro) e senza particolari formalismi;
- l’abolizione (definitiva) delle tariffe professionali e l’obbligo,
per i professionisti, di comunicare (non necessariamente per iscritto) il preventivo al cliente;
- il potenziamento
della rete delle farmacie con la possibilità di avere una farmacia ogni
3.000 abitanti;
- l’aumento del
numero dei notai (almeno 500
nuovi posti);
- la liberalizzazione della rete dei distributori di carburante;
- l’istituzione di
una Autority per i trasporti
che “vigilerà” sul trasporto pubblico e, in particolare, sui taxi;
- la possibilità
per i Comuni di prevedere una aliquota
IMU agevolata per gli immobili
merce;
- l’eliminazione dell’esenzione IVA in
capo al costruttore, per le operazioni di affitto e vendita di abitazioni destinate all’edilizia sociale;
- la possibilità
per le imprese che si
trasferiscono in Stati UE o aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo
di richiedere la sospensione
degli effetti della c.d. “exit tax”.
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